Nel 2020 le vendite di prodotti biologici sono state stimate in 4.358 milioni di euro sul mercato interno e 2.619 milioni per l’export, secondo i dati forniti da Bio Bank.Anche in questo periodo di crisi, il biologico è cresciuto con dati a due cifre: più 11% di vendite rispetto all’anno 2019.C’è però una grande novità : i negozi specializzati, nel 2011 gestivano il 45% del mercato, oggi sono al 21%, la grande distribuzione organizzata (Gdo), è passata dal 27% al 47%.Aumenta anche il numero di prodotti bio a marchio del distributore, elemento che indica il controllo delle filiere da parte della grande distribuzione, con Coop leader attuale del mercato con 750 referenze presenti nei propri punti vendita.Sta avvenendo anche la concentrazione delle catene di distribuzione, con EcorNaturaSì che ha acquisito i negozi Biobottega e Piacere Terra, arrivando a un totale nazionale di 297 supermercati tra franchising e di proprietà.Il ruolo crescente di Gdo e discount, e la scomparsa dei piccoli negozi storici del bio, sono l’indice di una costante tendenza alla concentrazione del settore.Il bio delle origini non aveva a cuore solo la certificazione del prodotto, ma si faceva promotore di una spinta etica e sociale per cambiare l’agricoltura, collaborando con i piccoli produttori, valutando le diversità di approcci e le loro difficoltà.Adesso rischiamo il mero “marketing” dei grandi gruppi che salvaguardano la certificazione, andando a danno della qualità, come sta accadendo in America nel mercato del bio.

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