ATTIVITA’

2021

AGRICOLTURA IDROPONICA:
COME NUTRIRE IL PIANETA SENZA INQUINARLO

PREFAZIONE

L’Associazione Abitare La Terra, impegnata dal 2006 a promuovere i temi relativi all’ambiente e agli stili di vita, ha pensato di raccogliere alcune esperienze originali sull’Agricoltura Idroponica, che risulta essere la coltivazione del futuro, spaziando dall’Italia

all’Europa, al resto del mondo.

Purtroppo i cambiamenti climatici, le piogge  troppo intense, le alluvioni, le bombe d’acqua, i forti venti, mettono ormai a dura prova, sempre più spesso, le coltivazioni all’aperto.

Partendo dalla considerazione che nulla deve essere sprecato, (acqua, suolo, ecc.)  ma  essere utilizzato nel miglior modo, come l’economia circolare ci insegna, ci pareva interessante portare all’attenzione di un pubblico più vasto questo modello agricolo, che si sta sempre più diffondendo.

Il nostro non vuole essere assolutamente uno studio tecnico, lasciamo ad altri più qualificati attori (studiosi, agronomi, imprenditori agricoli , politici) queste competenze, noi ci accontentiamo, semplicemente, di svolgere un ruolo informativo e conoscitivo e di essere “ promotori di idee”.

La spinta ad approfondire questo tema dell’agricoltura idroponica, è sorta anche dal lavoro da noi svolto sui tessuti naturali, che ha portato alla pubblicazione del testo “Dalla Pianta alla stoffa per un vestire naturale”.

In questo frangente è emerso che molte piante devono essere importate, con notevoli costi, quando in modo adeguato, potrebbero essere prodotte in loco.

Allora, abbiamo pensato che a Marghera, esiste un polo industriale, in parte dismesso, che conta molte strutture e fabbriche vuote.

Con una rapida riconversione, potrebbe diventare un polo di produzione agricola  lasciandosi alle spalle l’inquinamento e privilegiando un volto pulito e ambientalmente sostenibile.

Sfruttando sempre l’agricoltura idroponica, due potrebbero essere i settori di punta da sviluppare:

                       1)    la produzione agricola  che potrebbe diventare il riferimento  per nutrire la nostra città e tutta l’area metropolitana

                       2)    la produzione di piante per  realizzare tessuti naturali, con annessi laboratori di trasformazione e manifatture artigianali .

Ci auguriamo, che alcune di queste idee possano diventare realtà, per il bene anche dell’ambiente e della nostra amata terra.

LA RIVOLUZIONE AGROALIMENTARE

Nel 2050 saremo 10 miliardi, secondo la Fao, e non avremo acqua e suolo in quantità tali da poter soddisfare la richiesta alimentare.

Avremo bisogno del doppio delle risorse e ne avremo solo la metà.

Ecco perché, secondo noi, va presa in considerazione con grande attenzione la pratica di agricoltura “Idroponica”, un metodo di coltivazione sicuro, che rappresenta il futuro del comparto agricolo.

E per fortuna la ricerca, l’industria e le start-up non stanno a guardare, ma puntano su soluzioni sostenibili e a basso impatto ambientale per soddisfare la richiesta dei centri urbani nei prossimi decenni.

L’AGRICOLTURA IDROPONICA

Non crediate però che si tratti di un’assolutà novità, visto che l’agricoltura idroponica, dal greco antico hydor, acqua, e ponos, lavoro è una tecnica già nota agli Atzechi. che usavano costruire coltivazioni galleggianti intorno alla città insulare Tenochtitlan.

Millenni fa questo procedimento fu praticato, anche, dai Babilonesi nei loro giardini pensili . Mentre Marco Polo nel 13^ secolo scrisse nei suoi appunti di viaggio di avere visto dei giardini galleggianti in Cina.

Ma negli ultimi decenni la tecnologia l’ha resa una tecnica innovativa, che si sta sviluppando dall’Australia alla Cina, agli Stati Uniti, dall’India a Israele sino all’Europa. In Olanda, Germania, Inghilterra, Spagna, meno in Italia.

COME FUNZIONA IL METODO IDROPONICO

Il metodo idroponico utilizza una tecnica di coltivazione fuori suolo in cui la terra è sostituita da un substrato inerte (come argilla espansa, perlite, vermiculite, fibra di cocco, lana di roccia, zeolite, ecc.) e vengono utilizzati una serie di sistemi high-tech.

Lampade a led illuminano le piante, e imitano la luce del sole, mentre sensori digitali connessi in rete gestiscono il calore interno alla struttura, la distribuzione dell’acqua, monitorando la crescita delle piantine ed elaborando informazioni utili per analizzare il processo.

Per funzionare ha bisogno di una serra asettica, un sistema chiuso che produce per dodici mesi all’anno, senza sosta, e ha bisogno del 90% in meno dell’acqua utilizzata nell’agricoltura tradizionale perché il substrato sterilizzato trattiene, come una spugna, la quantità necessaria alle piante.

L’acqua non utilizzata viene recuperata, sterilizzata e usata di nuovo.

Lo stesso vale per l’aria.

Quindi niente consumo di suolo, nessuna perdita di minerali, nessun parassita, nessuna sostanza nociva immessa nell’ambiente e prodotti che crescono più velocemente.

Ma l’aspetto più importante della coltura idroponica è che non ha bisogno di migliaia di ettari per poter funzionare.

Può essere sviluppata in ogni luogo, potrebbe sfamare chiunque nel mondo a qualsiasi latitudine e clima, salvando l’ambiente, l’agricoltura ideale per il mondo di domani, sempre più urbanizzato, danneggiato dall’uomo e povero di risorse.

Peccato che in Italia si pratichi questo tipo di coltivazione fuori suolo solo per il 5% delle colture in superficie protetta (serra, tunnel), pari a 1.800 ettari.

VERTICAL FARM NUTRITE IL PIANETA SENZA INQUINARLO

Questo tipo di coltura incontra la ritrosia delle Associazioni di agricoltori che considerano la coltivazione tradizionale la sola in grado di portare sulle nostre tavole prodotti più saporiti e sani.

Questo ha ritardato la diffusione, insieme alla tecnologia adeguata ad abbattere i costi, ancora alti, e a creare delle serre adatte.

La diffusione della coltura idroponica,  negli ultimi anni, coincide con la nascita del concetto “Vertical Farming”, Agricoltura Verticale, ideata nel 1999 dall’ecologista

statunitense Dickson Despommier, professore alla Columbia University di New York.

Nel libro “The Vertical Farm: Feeding the World in the 21st Century” pubblicato nel 2010 , Despommier spiega che l’ambiente in cui viviamo è il più tossico di sempre per l’uomo e quindi i prodotti che consideriamo naturali non sono così benefici.

Il modo più efficace per tutelare la salute dell’uomo e del Pianeta è quello di sviluppare serre verticali, sterilizzate e indoor in appositi grattacieli creati per l’uso.

Ne basterebbero 50 da 30 piani per garantire il 50% del fabbisogno di una città come New York.

Non a caso la prima vertical farm è stata creata nello Stato dei grattacieli, Singapore nel 2012, ma subito altri Paesi si sono interessati a questa tecnica.

Dalla Corea del Sud al Giappone, dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita.

In Europa invece ci sono esperienze a  L’Aia, Berlino, Basilea, Zurigo,

In Italia in Toscana,  a Milano, a Bologna.

ESPERIENZE ITALIANE:

SFERA AGRICOLA: situata in Toscana, nella Maremma, è il più grande impianto idroponico d’Italia, con una maxi serra hi-tech da 13 ettari.(Per info : www.sferaagricola.it)

PLANET FARMS: situata a Milano, è una vertical farming, che produce senza inquinamento e pesticidi. Le piante prodotte sono coltivate su più livelli, con sistemi automatizzati per l’irrigazione, il controllo climatico, la gestione logistica e con sensori ottici per il monitoraggio della clorofilla.

(Per info: www.planetfarms.ag)

FRI-EL GREEN HOUSE: situata a Crevalcore (BO).

Uno dei principali produttori italiani di energia elettrica da fonti rinnovabili  che sostiene  H2ORTO BONTA SOSTENIBILE con le coltivazioni idroponiche.

L’impresa conta dodici ettari di serre, 220 km.  di luci led per la produzione.

La coltivazione in serra idroponica permette di utilizzare molto meno terreno rispetto alle coltivazioni tradizionali in campo.

Un ha di serra  idroponica = 10 ha di coltivazioni tradizionali, con  il 70% di risparmio di superficie, 70% di risparmio idrico, 100% energia verde da centrali biogas.

Riduzione di impatto ambientale, capacità produttiva ottimizzata, zero composti immessi direttamente nel terreno e nelle falde acquifere.

Le  17 mila piante producono 3 tonnellate di pomodori “Cuore di Bue” al giorno, più  o meno 600 tonnellate all’anno.  (Per info : www.h2orto.it )

FERRARI FARM : situata a Fiumata (RI) . Un’azienda di 13 ettari che produce pomodori, spezie, e ortaggi.

L’ideatrice, Giorgia Pontetti, ingegnera elettronica ed aerospaziale , ha preparato anche un “Robot Farm” una serra portatile grande come una lavatrice che permette a chiunque di coltivare in casa spezie e ortaggi di alta qualità in modo idroponico.

(Per info: www.ferrarifarm.com )

ESPERIENZE EUROPEE:

URBAN FARMERS : è un’esperienza che si è sviluppata a Basilea, in Svizzera, su iniziativa di Mark Durno, posizionandosi in un quartiere industriale, sul tetto della stazione merci.

La fattoria urbana, ha iniziato a lavorare a pieno regime dal luglio 2012.

La Urban Farmers è un’azienda derivata (spin-off) della Scuola Universitaria di Scienze Applicate di Wadenswil (Zurigo).

La tecnica utilizzata è chiamata “acquaponica”, un neologismo formato dai termini “acquacultura” (allevamento di pesci) e “idroponico” (coltivazione fuori suolo).

Le sostanze di scarto dei pesci sono utilizzate per concimare le piante, mentre le radici  filtrano l’acqua degli acquari.

L’intero sistema funziona grazie a sensori computerizzati e componenti di alta tecnologia, che assicurano un impiego ottimale dell’energia, della luce, dell’acqua e della ventilazione.

Sempre in Svizzera a produrre la prima insalata idroponica è stato Fritz Meier a Dallikon nel Canton Zurigo, una grossa realtà è presentata dalla Forster Salatgarten nel Canton Lucerna, da Swissponic nel Canton Ticino a Bellinzona.

UF002 UNA VERA E PROPRIA ROOFTOP FARM a L’Aja in Olanda, è presente la più vasta area agricola urbana d’Europa, dopo le prime esperienze delle fattorie cittadine di Basilea, Zurigo e Berlino.

Si  è dato vita, su iniziativa del Comune della città olandese, a  un esperimento di restauro dell’edificio che ospitava l’Azienda Philips,  sita a due passi dalla stazione Den Haag Holland Spoor, rivitalizzandolo in una moderna “rooftop farm”,  che produce  dal 2016 cibo sano e sostenibile, come si conviene a un Urban Farmers.

In una superficie di 1900 mq vengono prodotte circa 45 tonnellate di ortaggi e 19 di-up tedesca che pesce.

La ” fattoria sul tetto “risparmia fino al 90% sull’uso dell’acqua.

Sono banditi pesticidi, erbicidi o antibiotici per cui quello che arriva nei piatti dei consumatori è realmente cibo fresco e salutare.

A BERLINO L’ORTO IDROPONICO E’ NEL SUPERMERCATO

Nella Catena di Supermercati Metro a Berlino, in Germania, c’è un orto idroponico, dove le piante possono essere coltivate e raccolte al momento.

Verdura fresca appena raccolta e a km-ultra-zero.

Un privilegio riservato a chi abita in campagna? Non più.

Almeno per gli abitanti di Berlino, che potranno usufruire della possibilità di acquistare prodotti freschi direttamente al supermercato.

La catena Metro di Berlino, ha infatti deciso di ospitare, in via sperimentale, delle serre idroponiche dove le piante possono essere coltivate e poi raccolte al momento.

La mini fattoria verticale, si chiama “Krauter Garten” (Erba di Giardino), ed è frutto dell’ingegno di una giovane start -up tedesca, che ha sviluppato un sistema tecnologico che consente di coltivare ortaggi freschi riducendo del 70% l’uso di fertilizzanti e del 90% di acqua.

Secondo la start-up il sistema alimentare dovrebbe essere decentrato e la produzione dovrebbe avvicinarsi di più al consumatore.

Questo perché è essenziale sia in termini di impatto ambientale che nel miglioramento della sicurezza e della qualità del nostro cibo.

OKO-FARM sempre a Berlino, esattamente a Lichtenberg, è nato il progetto “Hautptstadtgarten” una eco-fattoria di 2.000 mq. In un capannone industriale, tre serre e diversi container marittimi in disuso, con l’aiuto del sole e di luci led cresceranno verdure, erbe officinali, sempre con il sistema della coltura idroponica e completamente priva di fertilizzanti.

Il promotore Sven Walter che ha deciso di cambiare vita radicalmente, dopo la morte di un suo caro amico, prima andando in Africa, in Camerum, portando impianti solari nei villaggi, poi abbracciando, al suo ritorno in Germania, l’agricoltura idroponica.

NATURE URBAINE, a Parigi, l’avveniristico progetto di Pascal Hardy,  ingegnere agronomo,  che dal 2007 è rimasto paralizzato alle gambe, a causa della caduta di un albero durante una tempesta, tanto che si definisce vittima del riscaldamento globale e spiega che l’incidente ha accelerato la sua presa di coscienza sull’urgenza ecologica.

La gigantesca fattoria verticale “Nature Urbaine, si trova a poca distanza dalla Torre Eiffel.

Posizionata sul tetto del  Padiglione  n. 6 di Paris – Expo, entro il 2022 occuperà 14 mila metri quadrati. Le piante naturalmente sono coltivate senza terra, in 700 colonne verticali e 1.500 vasi, e vengono bagnate con una miscela d’acqua e nutrimento.

E’ il sistema dell’idrocultura: si consuma il 90% in meno d’acqua, si produce fino a 5 volte di più che nelle colture tradizionali.

La produzione prevede: fragole, insalate,  500  kg di pomodori (Neri di Crimea, Corno delle Ande, Green zebra), frutta, verdura, zucche.

Gli agricolori di Nature Urbaine  tengono anche  corsi  per  progetti didattici  utili  a riscoprire i cicli della natura.

Infatti sono nati molti “Carres Parisiens”, orti privati per i residenti locali , un’altra forma di resilienza ambientale ed economica per le città di domani.

NEL RESTO DEL MONDO

IN AUSTRALIA nella regione arida di Port Augusta, si trova la Sundrop Farm, una futuristica fattoria idroponica solare, costituita da una serra, un impianto di dissalazione e un campo solare di concentrazione, per coltivare 180 mila piante di pomodoro all’interno della serra si utilizza l’acqua di mare e bucce fibrose di cocco in sostituzione della terra.

IN IRAN, nella provincia di MarKazi, è partito un grosso progetto che prevede la costruzione di una serra che si estende su 50 ettari di terreno e sarà in grado di produrre 20 mila tonnellate di verdure l’anno.

IN COREA, esattamente a SEOUL, è stata avviata una interessante iniziativa, di agricoltura idroponica , nella Metropolitana denominata “Metro Farming” .

Produce 30 chili di verdura al giorno per la caffetteria di una stazione della metro.

Ogni giorno circa sette milioni di Coreani utilizzano la metropolitana e non meno di mille mangiano alla caffetteria della stazione “ Sangdo”, insalate, frullati a base di verdure che hanno fatto pochi metri per arrivare sui loro tavolini.

Le materie prime sono fornite dalla “ Farm8 “, un’azienda che le produce in uno spazio a fianco dei tunnel  per i treni, visibile attraverso un vetro dalla stessa stazione e che ogni giorno produce 30 chilogrammi di verdure, con una resa 40 volte più efficiente di quella che si avrebbe sulla stessa estensione di terreno in un campo.

Il merito di un’efficienza così elevata è del sistema idroponico, controllato con un software che somministra esattamente la quantità di acqua e di nutrienti necessari.

In più non c’è spesa di  trasporto e pesa solo l’energia per il funzionamento dei led che riforniscono la giusta dose di luminosità.

Ci sono esempi di “Metro Farming”, anche in Europa:

 A LONDRA, dove Zero Carbon Food, con il marchio Growing Underground sfrutta un vecchio tunnel antiaereo della seconda guerra mondiale, sotto la stazione di Clapham Road.

A NAPOLI, Sotterranea dove negli  “Orti Ipogei” si  coltiva basilico e altre piante, a 35 metri  di profondità.

NEGLI STATI UNITI (USA)  GOTHAM GREENS, pioniere dell’agricoltura verticale newyorkese, ha realizzato  diverse  impianti  a :

  • New York City –Greenpoint Brooklyn   nel 2011
  • New YorK City- Gowanus Brooklyn    nel 2013
  • New York City – Giamaica, Queens  nel  2015
  • Chicago Pulman 1   nel 2015
  • Chicago Pulman 2   nel 2019 del team, Akram Abousife,
  • Rhode Island – Providence   nel 2019
  • Maryland Baltimora  – nel 2019
  • Metropolitana di Colorado – Denver nel 2020

Sono tutte serre idroponiche a clima controllato.

Spesso insediate in strutture riconvertite.

Utilizzano un metodo noto come “tecnica del film nutritivo”, mediante il quale le colture crescono in vassoi e le piante ricevono un flusso costante di acqua di irrigazione arricchita con una soluzione di nutrimenti minerali, che le piante assorbono attraverso i loro sistemi di radici.

Attraverso i sistemi automatizzati, si possono garantire i livelli di temperatura, umidità e luce, la composizione dell’aria nel giusto equilibrio. (www.gothamgreens.com )

Altri imprese impegnate negli Usa nella crescita dell’agricoltura idroponica sono : AeroFarms, Vertical Harvest, Infinite Harvest, Lufa Farms, Beijing IEDA Protected Horticulture, Garden Fresh Farms, Bright Farms.

ABU DHABI  – EMIRATI ARABI –

L’Americana AeroFarms, con il marchio di vendita Dream Greens,  costruirà  ad Abu Dhabi la più grande fattoria verticale per interni di ricerca e sviluppo del mondo come parte dell’investimento AgTech di 100 milioni di dollari da parte dell’A bu Dhabi Investment Office (ADIO).

LIBIA  – OEO ECOTOPIA –

Si chiama “OEO ECOTOPIA” da Oeo, Tripoli in antico fenicio ed Ecotopia, utopia sostenibile.

Il progetto prevede la realizzazione di fattorie verticali alimentate a energia solare, allestibili  in città, all’interno di un edificio piramidale, in vetro a facciata continua, per massimizzare l’esposizione alla luce naturale e necessaria per la coltivazione.

Un ecosistema autosufficiente che prevede coltivazioni multilivello basate sull’agricoltura idroponica, a ciclo chiuso e sostenibile.

Un modo per abbattere i consumi e l’uso di fonti fossili, fornendo cibo sano in condizioni di scarsità idrica e desertificazione, assicurando la sicurezza alimentare.

Gli autori Wael Aboukries, ingegnere del team, Akram Abousife, Salassbail Abozid e Fatema Alzhra Abuzid.

Sono stati sostenuti dall’Agenzia per l’Innovazione e la Pianificazione IPA-SWITXBOARD, leader globale nell’identificazione delle risorse e nell’abbinamento con le esigenze delle regioni svantaggiate. (info: www.switxboard.org)

Dal Vertical Farm Institute di Vienna, impegnato a fornire il Know how alle comunità svantaggiate. (Info: www.verticalfarminstitute.org  e www.podmirseg.com )

Il Progetto ha vinto le finali Nazionali dell’Entrepreneurship World Cup .

BIBLIOGRAFIA

  • Idroponica per tutti  – Tutto sull’orticoltura domestica – di William Texier –   Mama Editions            
  • Colture senza suolo in Ambiente Mediterraneo – di Salvino Leoni –      Editore : Edagricole – New Business Media             
  • Agricoltura 4.0 idroponica fotovoltaica. Il cibo nell’era dei cambiamenti climatici – di Pier Mario Pagliacci – Editore ilmiolibro self publishing  – Collana La community di il mio libro.it
  • Tutta l’idroponica che vuoi – di Davide Diana – Editore Basic  Garden      ⁃      Sito : www.idroponicafacile.it
  • Tesi di Laurea di Pizzolon Cristiano –  dal titolo “Impiego alternativo delle vasche di forzatura del radicchio per la coltivazione in fuori suolo: valutazioni preliminari.”  – Dipartimento di Agronomia Alimenti e Risorse Naturali Animali e Ambiente – Padova.

2020

 1) Dalla Pianta alla stoffa  per un vestire naturale

https://fb.watch/4V2UmHbl0x/

2) Educabiti

https://fb.watch/4V3G5u7Eb8/

3) L’alfabeto della moda naturale ed etica

4)Il decalogo del nuovo consumatore 

https://www.facebook.com/420031834803641/videos/1220263364848885

5)  Il depliant “Le 10 regole”

6) il depliant per bambini “Lo sapevi che ”

2019   

1) Venezia può diventare una delle città più verdi dell’Unione Europea.

VENEZIA  PUO’ DIVENTARE UNA DELLE CITTA’ PIU’ VERDI DELL’UNIONE EUROPEA?

L’ ASSOCIAZIONE ABITARE LA TERRA,  impegnata da diversi anni sui temi ambientali, accarezza, da tempo il sogno, che si possa creare un percorso partecipato tra cittadini  ed istituzioni, perché Venezia possa diventare una delle città più verdi dell’Unione Europea, realizzando progetti utili a tutti,  che favoriscano la migliore vivibilità urbana, la salvaguardia dei beni comuni, la difesa del clima e della salute, la partecipazione alla costruzione del progetto. Un esempio da seguire in Italia e all’estero.

A tal proposito,  abbiamo esaminato l’esistente e offriamo alcuni spunti per proseguire su  questa strada.

Siamo  convinti che le città rappresentino allo stesso tempo,  la più grave minaccia per il pianeta, ma siano anche i luoghi dove la battaglia per il clima si può vincere.  Forse per questo,  l’Europa ha proposto annualmente un concorso per stabilire “ la città più verde”  dell’Unione Europea.

Le città che hanno già avuto questo riconoscimento sono state : Stoccolma ( anno 2010), Amburgo (anno 2011), Vitoria-Gasteiz (anno 2012), Nantes (anno 2013), Copenhagen (anno 2014), Bristol (anno 2015), Lubiana (anno 2016), Essen (anno 2017), Nijmegen (anno 2018), Oslo (anno 2019) e Lisbona (anno 2020)

(Per informazioni  European Green Capital  sito : http://ec.europa.eu/environment/europeangreencapital ).

VENEZIA  DELLE MERAVIGLIE

Venezia è considerata universalmente la città più bella del mondo, per le sue peculiarità urbanistiche, per il suo inestimabile patrimonio artistico, per la sua storia , le sue tradizioni, il suo fascino ed è  giustamente annoverata tra i patrimoni  dell’Umanità tutelati dall’Unesco.

Ma insieme ai suoi grandi pregi, ci sono gli innumerevoli problemi :

  1. La scarsità dei cittadini residenti. Nel Comune di Venezia sono 260 mila, ma nel Centro Storico  Veneziano l’anagrafe comunale registra solo 53.039 persone nel 2018, con un calo rispetto all’anno precedente,  di quasi 800 persone, anche per la difficoltà evidente di attuare una seria politica per la residenza. Come diceva John Ruskin in Stones of  Venice : non salveremo la Venezia di pietre (urbis), se non salveremo prima la Venezia di popolo (la civitas).
  2. L’assedio dei turisti che ogni giorno affollano la città.  L’Annuario del Turismo del 2017 parla di 10,5 milioni di presenze (pernottamenti ) l’anno, al terzo posto dietro Roma e Milano, 20 milioni sono i visitatori mordi e fuggi.  Questa  invasione ha richiesto l’istituzione di una tassa di sbarco e successivamente si avvierà l’applicazione di un sistema di prenotazione e di  controllo dei flussi. Ricordiamo che il Comune prende già 34 milioni di euro dalla tassa di soggiorno, 21 milioni di euro dalla Ztl dei pullman, 33 milioni di euro dai biglietti  Actv, le risorse per il mantenimento di una città così fragile, non sembrano bastare mai.
  3.  L’invasione delle grandi navi.  Sono un milione e quattrocento mila le presenze registrate nel 2017 di croceristi che sbarcano attraverso le Grandi Navi alla stazione Marittima, ogni anno, con 466 approdi di navi da crociera, che portano lavoro, ma anche forti danni ambientali e di usura della città.
  4. La presenza di undici milioni di passeggeri che transitano per l’aeroporto internazionale Marco Polo. Non tutti si fermano a Venezia, ma una buona parte si.
  5. L’enorme afflusso di turisti comporta un aumento sconsiderato dei rifiuti, un moto ondoso, fuori dalla norma, un peggioramento della qualità dell’aria, un’esplosione di alloggi turistici  e la trasformazione di palazzi residenziali in hotel a Venezia e la costruzione selvaggia di alberghi a Mestre.
  6. L’Emergenza Smog che ci colloca ai primi posti in Italia e ci vedrà coinvolti dalla procedura di infrazione delle norme sulla qualità dell’aria che tutti respiriamo,  davanti alla Corte Europea di Giustizia.  Il problema è molto grave e di carattere prettamente sanitario, dovuto alle grandi quantità di polveri sottili (PM10) e altri micidiali inquinanti, emesse dal traffico stradale ed acqueo, dagli aerei, dalle grandi navi, dalle industrie, dalle centrali termoelettriche e dagli impianti di riscaldamento. Tutto ciò crea, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente di Copenaghen, la scomparsa prematura nell’Ue di 400.000 persone, come conseguenza dell’inquinamento atmosferico e molti di più sono, invece, i cittadini europei che si ammalano di malattie cardiovascolari e respiratorie.

VENEZIA DA ANNI SI STA ALLENANDO.

Nonostante tutte le grandi difficoltà,  Venezia si sta allenando per diventare una “Città Verde”.

E’ risultata  prima tra le grandi città (sopra i 200.000 abitanti) nella 18° / 19° / 20°/21° e 22° classifica annuale dell’ “Ecosistema Urbano”. Un rapporto sulla qualità ambientale (realizzato da Legambiente, Ambiente Italia, il Sole 24 Ore), con alcuni rilevanti punti di forza:

  • bassa circolazione di auto,
  • isole pedonali,
  • uso del trasporto pubblico,
  • verde pubblico.

Inoltre,  secondo il nono rapporto stilato da Euromobility (l’Associazione dei Mobility Manager con il patrocinio del Ministero dell’ Ambiente), nel 2015 eravamo la città più “eco-mobile” d’Italia per la mobilità sostenibile, e nel 2018 siamo scivolati al terzo posto, dopo Parma e Milano.

Ma diamo uno sguardo a che punto siamo complessivamente e per singolo tema.

  MOBILITA’ SOSTENIBILE

  •  PISTE PER BICI il 20% dei residenti usano ormai, abitualmente, la bici per i propri spostamenti. Abbiamo già più di 120 km. di piste ciclabili attive e 16 Km. in realizzazione, con un totale di circa quaranta piste presenti nella Terraferma e  una pista ciclabile translagunare completata.
  •  BIKE SHARING, la bicicletta comunale condivisa, aderisce al circuito “BicinCittà” assieme ad altre 100 città italiane. Venezia conta ben 17 postazioni di sosta in Terraferma, ultima quella inaugurata al Campus Scientifico dell’Università, in via Torino e n. 3 al Lido di Venezia  con parco mezzi di 70 unità. I prelievi sono passati dai 9.000 del primo anno (2011) ai 21.000 del 2015, con un ulteriore incremento nel 2016 (primi otto mesi ) del 18%. Un servizio, che per il 99,9 per cento, vede gli abbonati, 370 utilizzare le bici per spostamenti di massimo mezz’ora. Quindi, tutti all’interno della prima ora di gratuità del servizio. Dopo le gravi difficoltà del 2014 quando raffiche di furti e danneggiamenti hanno messo a rischio il servizio delle bici pubbliche, con 150 bici rimpiazzate (euro 250 l’una) a spese del  Comune, nuovi dispositivi di controllo e aggancio sono stati imposti alla società fornitrice. Ora il servizio punta ad essere innovato e potenziato. In primis con l’arrivo di altre biciclette per raggiungere la soglia dei 100 mezzi a disposizione e poi snellendo le pratiche di iscrizione. Ora ci si può iscrivere al servizio online e con la App “Bicincittà light”, da scaricare sul telefonino per conoscere in tempo reale i posti liberi e le bici presenti in ogni postazione.
  •  BICI PARK – IL PRIMO è alla stazione Ferroviaria di Mestre, in via Trento, inaugurato  nel 2014 contiene 807 posti per le bici. E’ una struttura sopraelevata collocata a pochi passi dai treni. Ad essa possono accedere sia utenti giornalieri che abbonati. La sosta è a pagamento con orario dalle ore 6.00 alle 23.00.   IL SECONDO BICI PARK si trova a Mestre in Piazzale Cialdini da dicembre 2015. E’ un’area scoperta ed attrezzata per la sosta delle biciclette, in corrispondenza  dell’area di interscambio del tram. Il servizio è gratuito . IL TERZO BICI PARK con 150 posti è in realizzazione al Tronchetto.  Diffusi in città ci sono  rastrelliere per 1.400 posti, se consideriamo anche l’area della stazione ferroviaria e dell’ospedale passiamo a 2.800 posti. E’ possibile inoltre punzonare la propria bici imprimendo sul telaio un codice,  creando una vera e propria anagrafe.

E’ stato avviato un servizio per i disabili per ricaricare le carrozzine elettriche, sempre più usate per la mobilità. Le colonnine sono poste vicino alle postazioni di bike sharing. Il servizio è gratuito e viene erogato tramite particolari tessere che permettono  il successivo collegamento delle prese alla colonnina che fornisce l’energia.

CAR SHARING – Venezia è stata la prima  città italiana, nel 2002, ad attivare tale servizio. Oggi, dopo il cambio del gestore,avvenuto nel giugno 2018, è subentrato il privato Yuko Toyota al posto del pubblico AVM, conta più di 2.500 iscritti con  4.900 noleggi per un totale di 143.000 chilometri percorsi. Gli utenti hanno a disposizione 50 auto ibride e 15 postazioni in città. Questo ha permesso di evitare l’immissione in atmosfera di ben 6 tonnellate di C02.

  •  PEDIBUS – Con percorsi sicuri casa-scuola in tutte le municipalità della terraferma, ad oggi  coinvolge più di cento classi.
  • SERVIZIO LOG – in LOGISTICA amica in città, effettua le consegne senza inquinare e ha razionalizzato  l’uso dei mezzi che prima erano per lo più a metà carico.
  • CARGO BIKE  – Le consegne di pacchi, posta, frutta, verdura, vengono effettuate, anche, con gli ecologici, silenziosi e rapidi “Cargo Bike” i nuovi strumenti di mobilità sostenibile.
  • TRAM –   Milioni di persone trasportate, con due linee attive e 20 convogli di flotta.
  • PEOPLE MOVER – Un’infrastruttura sopraelevata dai 5 ai 7 metri, detto trasporto etto -metrico di tipo People Mover che collega il Tronchetto, dove ci sono i parcheggi, con Piazzale Roma, è il prototipo di una  realtà di  trasporto non inquinante.
  •  COLONNINE PER LE AUTO ELETTRICHE – oltre alle tre già inaugurate, in Piazzale Donatori di Sangue, Piazza XXVII Ottobre e Via Einaudi, un accordo con Enel prevede la realizzazione di 50 aree attrezzate per la ricarica delle auto elettriche che non avranno nessun costo per il cittadino.
  • BUS ELETTRICI – Il 2020 vedrà l’introduzione al Lido di Venezia e a Pellestrina di una trentina di bus elettrici, adottando nell’isola “ una mobilità green “. Ci saranno nove punti di ricarica veloce e nove di ricarica lenta. I nuovi mezzi avranno emissioni pari a zero, con una riduzione di oltre 2.200 tonnellate all’anno di anidride carbonica e di 17 tonnellate di ossidi di azoto e miscele, di 16 tonnellate di monossido di carbonio, una di idrocarburi e 245 chilogrammi di particolato.
  • BUS EURO SEI – 31 autobus, entrati in servizio in sostituzione degli euro 2, nel luglio 2018, altri 28autobus in allestimento urbano ed extraurbano  a marzo 2019.

RIFIUTI

Per il secondo anno consecutivo Venezia è la Prima Città Metropolitana per raccolta differenziata. Il 68,5 %, venti punti sopra la media nazionale. E’ la prima città tra i Comuni con oltre  200 mila abitanti. Il 57,8%, 15 punti sopra la media italiana, considerando l’incidenza turistica quasi costante per tutto l’anno. Il volume in metri cubi di rifiuti per residente (dati anno 2017) resta simile per tutti i mesi dell’anno intorno ai 25 metri cubi con un punta di 35 metri cubi a luglio, agosto.  Il 95% dei rifiuti è riciclato o trasformato in materie prime e seconde.

 ENERGIA

  • Lampioni a led 2.0 Zero Site gli innovativi lampioni che uniscono tecnologia Led e connettività internet, già dal 2014, lampade sulle bricole ad energia solare, e semafori a basso consumo.
  • Pannelli fotovoltaici sono stati posti sopra il Centro interscambio merci al Trochetto, nel deposito Actv in via Martiri della Liberta’ con 330 pannelli, nel deposito del tram di Via Monte Celo a Favaro ,nella sede della divisione Energia di Veritas  Spa, nel Don Vecchi quater, nel Museo M9 .  Assenti invece, incredibilmente, all’Ospedale all’Angelo !
  • Il Museo M9 è l’esempio da seguire con una tecnologia altamente Green, tanto da ottenere la Certificazione LEED GOLD dal Green Building Council, come il Muse di Trento.

Sono state installate 63 sonde del campo geotermico a 110 metri di profondità, per produrre il 100% del riscaldamento e il 40% del rinfrescamento, 276 pannelli fotovoltaici per produrre 86.000 kWh di energia solare annua media, usati materiali e tecniche costruttive ecocompatibili.

  • Il premio Wwf “migliori buone pratiche di Sostenibilità urbana “ vinto da Venezia (ex Aequo) nel 2012 con il progetto “l’energia dalle onde” con il quale il Comune ha partecipato al concorso “Reinventare le città”.
  • Patto dei Sindaci Europei – Veneziaha aderito al Patto per ridurre l’emissione di anidride carbonica(www.campagnaseeitalia.it).  Comune e Citta’ Metropolitana si sono impegnati a ridurre del 20% l’emissione di CO2 entro il 2020. La volontà  è quella di contribuire al raggiungimento del target 20-20-20- riduzione appunto di CO2 del 20%, aumento del 20% dell’efficienza del risparmio energetico, ricorso per il 20% in più a fonti rinnovabili di energia. La necessità è rappresentata dal fatto che, sempre più, i finanziamenti dell’Unione Europea,  saranno vincolati all’adozione dei Paes (piani di azione per l’energia sostenibile) che, concretamente, impegnino le amministrazioni al perseguimento di risultati concreti di miglioramento ambientale. Con questa adesione si intende fare un salto di qualità, da parte delle Amministrazioni, per limitare l’inquinamento e promuovere sempre più l’utilizzo di energia pulita e rinnovabile. Sono stati introdotti  nei regolamenti edilizi norme atte a favorire la costruzione o ristrutturazione di edifici secondo criteri di risparmio energetico.
  • Porto Green – Da più di una decina d’anni  viene firmato il “Blue Flag”, un Accordo volontario tra le Compagnie di Navigazione, il Porto  e il Comune di Venezia per l’utilizzo di carburante con contenuti di zolfo inferiore allo 0,1 per cento non solo all’ormeggio come prevede la legge, ma anche in laguna, anticipando le norme europee per “la sostenibilita’ che entreranno in vigore dal 2020. Il traffico Navale in laguna scarica infatti nell’aria più anidride carbonica, polveri sottili e altri micidiali inquinanti rispetto agli autoveicoli sulle strade. Adesso partono delle nuove linee guida,  “Road Map” volute dal Ministero per l’Ambiente, con Gnl e banchine elettrificate che dovrebbero cambiare questa situazione con l’uso di motori alimentati a gas naturale liquefatto (Gnl) un combustibile fossile molto meno inquinante rispetto l’olio combustibile pesante utilizzato dalle navi commerciali e passeggeri, e una mega presa elettrica sulle banchine portuali, (non presenti oggi in Porto) per alimentare la nave attraccata con la corrente della rete  e non con il suo gruppo elettrogeno diesel. A Venezia esiste già un deposito di gas naturale liquefatto progettato dalla società Lng spa (controllata da Decal spa) lungo il canale Sud di Porto Marghera e  già sperimentato  a dicembre 2018.

 PORTO MARGHERA GREEN ECONOMY ED ECONOMIA CIRCOLARE

Il vecchio Polo industriale, dopo anni di continue chiusure di impianti produttivi, altamente inquinanti, ed  dopo aver avviato  una serie di importanti  bonifiche sta lasciando lentamente il passo a un nuovo sito dove si sperimenta  e si guarda finalmente” all’economia circolare e alla green economy”.

Il cammino  è iniziato, anche se resta molta strada da fare.

  • Un’indagine conoscitiva sulle attività economiche presenti nell’area industriale realizzata nel 2015 promossa dal Comune di Venezia, l’Autorità Portuale e l’Ente della Zona Industriale di Porto Marghera ha evidenziato il peso crescente della “ Green Economy” nell’area industriale: oltre 90 aziende, circa il 10% del totale, svolgono attività “green” occupando oltre 2.300 addetti. Il Rapporto Nazionale di “Greenitaly”, messo a punto annualmente da Unioncamere e Fondazione Symbola, ha assegnato a Venezia la tredicesima posizione nella classifica nazionale delle prime 20 Province italiane  che hanno investito in prodotti e tecnologie verdi.
  • E’ stato avviato tra Syndial, la società ambientale di Eni, e Veritas, la multiutility della Citta’ Metropolitana di Venezia, un accordo per realizzare a Porto Marghera un impianto “Prototipo industriale” chiamato”Waste to Fuel”” che trasformerà la frazione organica dei rifiuti solidi urbani in carburanti di nuova generazione, con un’operazione di economia circolare.
  • Anche Eni e Cassa Depositi e Prestiti hanno firmato un importante accordo di collaborazione per lo sviluppo della chimica verde con iniziative  congiunte nell’ambito della “economia circolare, della decarbonizzazione e delle energie rinnovabili.” L’accordo prevede  la realizzazione di un impianto su scala industriale “una bioraffineria” che produce biodisel  al 15% utilizzando olio di palma e di frittura e grassi animali.
  • Edison Spa, del gruppo francese Edf  invece, prevede la realizzazione entro il 2022 di una supercentrale elettrica, progetto  all’avanguardia in Europa. La nuova Centrale Levante Edison sostituirà  la generazione di energia a carbone, altamente inquinante, con una turbina a gas GT36 di classe H ad alta efficienza ed aumenterà  l’attuale rendimento elettrico portandolo dal 50% al 62,7% con fonti rinnovabili e riducendo le emissioni inquinanti. Le stime indicano il 40% in meno di produzione di CO2 e il 70% in meno di emissione di ossidi di azoto. L’investimento sarà di 300 milioni di euro. Il progetto Edison prevede, secondo la proposta di alcuni ambientalisti,  la possibilità anche di utilizzare le acque riscaldate durante il processo produttivo per realizzare una rete di teleriscaldamento oppure acquaculture o serre.
  • Restano anche 15 ettari risanati del vecchio Petrolchimico, una distesa di 30 campi di calcio che potrebbero essere coperti da pannelli fotovoltaici.
  • L’area “dell’Eco-distretto”  dove Veritas, la multiutility della Citta’ Metropolitana, ha raccolto tutte le operazioni di riciclo, senza ricorrere ad inceneritori e a discariche. Con l’allargamento dell’area a 10 ettari per incrementare nuove linee per la selezione dei rifiuti ingombranti, della carta e cartone, delle plastiche monomateriale, finalizzati ad ottenere  rifiuti selezionati, da avviare ad altre filiere e materie prime secondarie.
  • Hydrogen Park- la Centrale elettrica a idrogeno da 16 Mw –  inaugurata nel 2010- un mega investimento costato a Enel 50 milioni di euro. Ha funzionato meno di due anni ed è stata fermata nel 2012,  all’indomani della chiusura del ciclo del cloro che la alimentava con i suoi scarti. Si trattava di un impianto “ sperimentale” finalizzato a verificare la fattibilità tecnica dell’impiego dell’idrogeno puro in turbine a gas per impianti di grossa taglia. La sperimentazione è riuscita, ma la centrale è stata fermata.  L’Hydrogen Park, un consorzio pubblico-privato costituito in laguna nel 2003 con grandi prospettive, oggi è ancora in attesa della realizzazione del promesso distributore di idrogeno a Marghera ed è anche in attesa ormai da tempo della certificazione del vaporetto “HEPIC” di Alilaguna e ribattezzato Scossa, con un motore ibrido a idrogeno e gas. E’ restato lettera morta pure il protocollo d’intesa tra Comune di Venezia e “la Fuel Cells and Hydrogen 2 joint Undertaking” finalizzato allo sviluppo di applicazioni dell’idrogeno e delle celle combustibile per la mobilità urbana sostenibile con bus e vaporetti a idrogeno. Non si è realizzato neppur il progetto sulla mobilità sostenibile dell’industria automobilistica giapponese Toyota, che nel 2016 doveva essere presentato entro 90 giorni.
  • Nel 2018 l’Associazione degli industriali ha rilevato da Enel la quota del 60% del Consorzio Hydrogen Park, per costituire un polo veneziano per la ricerca, l’applicazione e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili e alternative al carbone e al petrolio coinvolgendo aziende, Regione, Ministero dell’Ambiente, Università e Unione Europea. I soci di minoranza restano il gruppo Sapio spa (gas industriali e medicinali), la Berengo Spa (industria metalmeccanica), Arklema spa (multinazionale chimica), Eni Progetti (società di ingegneria), e  la Decal spa (gas naturale liquefatto gnl).

VENEZIA PUO’ ASPIRARE A DIVENTARE “UNA CAPITALE VERDE” ?

Alla luce di quanto esaminato, per noi  VENEZIA ha tutti i titoli per candidarsi, ma  serve una strategia complessiva e di collaborazione tra tutte le parti coinvolte. Venezia deve ragionare in termini di sviluppo economico sostenibile, a  partire da progetti specifici realizzabili che affrontino la questione occupazionale.

Ci sembra che la scelta alla quale siamo chiamati non sia tra salvare l’ambiente o  l’economia, ma tra la prosperità e il declino e per attuare ciò riteniamo si possa e si debba puntare come scelta consapevole e strategica sull’Economia Circolare e la Green Economy.   La  via da seguire perciò diventa  costruire “GREEN JOB ” ovvero “posti di lavoro verdi”, dove indispensabile diventa  promuovere, sostenere, richiedere  nuove attività economiche  che  riescano a coniugarsi con la tutela dell’ambiente,  contribuendo in modo significativo, a ridurre “l’impronta ecologica”  dei sistemi di produzione industriali, portandola a livelli sostenibili.

Come Associazione  chiediamo alle Istituzioni  Pubbliche, alle Università, alle Associazioni di Categoria e a tutti i cittadini di Venezia di raccogliere lo stimolo venuto dai giovani, in questi ultimi mesi, mobilitati per la SALVAGUARDIA DEL PIANETA.

Cominciando subito da casa nostra,  a costruire un pianeta diverso, perché il futuro è nelle nostre mani.

Suggeriamo alcuni possibili  temi come campi d’azione:

Energia

  1. dobbiamo puntare e arrivare al contenimento dei consumi negli edifici pubblici e nelle abitazioni: un grande piano cittadino per fare risparmio sui consumi e tagliare gli sprechi, che si potrebbe basare su “analisi energetiche”  per capire dove e come,  e che per le  soluzioni può  utilizzare  gli sgravi fiscali esistenti (vedi  cambio delle caldaie e applicazione pannelli fotovoltaici e solari).
  2. dobbiamo  fare informazione e formazione  :  le Direzioni competenti del  Comune di Venezia, potrebbero attivare tutte quelle iniziative  a favore dei cittadini, dei condomini, delle imprese ed altri soggetti, sul corretto uso dell’energia rinnovabile e sul risparmio energetico,  non una spesa ma “un investimento” perché possono costare molto poco e consentire risultati molto importanti sul piano economico e della qualità della vita .

Edilizia

Fare scelte strategiche chiare verso il “costruire in bioarchitettura”, con STOP AL CONSUMO DI SUOLO. Il Veneto si trova al primo posto in Italia per l’incremento del consumo di terreni agricoli, spariti 226.530 ettari in un anno(dati anno 2017) e il Comune di Venezia in primis ha edificato su 36.038,48 ettari (dati anno 2016).

  1. Favorire le costruzioni in Bioarchitettura con tutti gli strumenti amministrativi e di pianificazione urbana a disposizione.
  2. Promuover il “cohousing” come nuovo modo di abitare, perché partecipato, eco, semplice, condiviso. 
  3. Diffondere i progetti gia’ sperimentati con successo, come quello tedesco di Energie-Plus, la casa che produce più energia di quanta ne consumi (1)), fino al  doppio di quanto  serve, tanto che si può attaccare la spina dell’auto elettrica per fare il pieno ogni notte a casa propria.
  4. Ormai è tempo che tutte le nuove costruzioni  siano ecosostenibili : con forte riduzione dei consumi termici, climatizzazione estate –inverno a soffitto  o a pavimento, uso di caldaie ad alta efficienza, pannelli fotovoltaici e solari, serramenti in legno o alluminio a taglio termico, colonnina di ricarica per le auto elettriche, in garage.
  5. Ma è anche il tempo di mettere in campo un programma di   “rottamazione e riqualificazione dell’esistente in edilizia verde”.  Una riconversione delle vecchie abitazioni e degli edifici pubblici con la creazione di posti di lavoro e utilizzando gli sgravi fiscali.

Alimentazione sana 

Proponiamo la diffusione di un “marchio ecologico”  per quei negozi  ritenuti  virtuosi dai cittadini.

Un patto tra cittadini, associazioni dei negozianti, amministrazione pubblica che favorisca in modo primario “i negozi  di vicinato” sulla grande distribuzione . In questi esercizi si potranno trovare  bevande con vuoto a rendere, frutta e verdura sfusa biologica non confezionata con plastica, prodotti  con imballaggi ridotti,ecc

Ricerca e nuova occupazione

Indispensabile occuparsi anche di ricerca e diffusione delle idee.

 Per le innovazioni, servono “incubatori solidali verdi” per costruire un’economia diversa.

A fianco del Parco Scientifico e Tecnologico Vega e delle Università del territorio,  proponiamo  di continuare ad attivare Centri di Ricerca,  dove si offrano spazi, servizi, consulenze, ma anche scambio di informazioni,  in modo mirato ai   giovani, singoli e associati, che stanno pensando e progettando di avviare microimprese e  che favoriscano la costruzione di un’economia solidale . I temi sui quali intervenire sono molti:  le energie alternative, il riciclaggio dei rifiuti, il recupero e il riuso dei materiali, la comunicazione sui  prodotti sostenibili, l’agricoltura idroponica, i tessuti naturali, le barche elettriche,  ecc.

Anche nell’ambito della produzione, oltre alle esperienze gia’ avviate, molte altre se ne possono suggerire

utilizzando ad esempio gli edifici dismessi.

Le coltivazioni indoor: verticali, orizzontali, modulari (idroponica,aeroponica,acquaponica), già molto diffuse soprattutto in Usa, Nord America, Giappone.

Si installano all’interno di fabbriche dismesse per far crescere piante (insalata, spinaci, ortaggi, piante aromatiche) nel modo più rapido ed efficiente possibile e per soddisfare una richiesta alimentare urbana SANA e SOSTENIBILE, a fronte di una riduzione di risorse e di terre coltivabili.

Queste produzioni non impiegano agro farmaci, risparmiano il 90% dell’acqua rispetto alle coltivazioni tradizionali, sono presenti tutto l’anno a prescindere dal meteo e sono a chilometro zero.

Certo richiedono un Know how di eccellenza.

Noi suggeriamo di seguire l’esempio della serra più grande d’Europa, sul tetto di una ex fabbrica a Den Haag, in Olanda la  “Rooftop acquaponic Farm della Urban farming” .

Idroponica e acquacoltura a ciclo chiuso, un successo fondato sulle sinergie tra piante, batteri, pesci.

Con una produzione in media annua di 30 tonnellate di verdure e 50 di pesce.

Piante, batteri e pesci sono i tre elementi viventi che interagiscono tra loro e alimentano la serra.

Non ci si avvale di pesticidi, erbicidi o antibiotici.

Questa esperienza racchiude la pratica dell’urban farming, che consiste nel coltivare, trasformare e distribuire il cibo, all’interno di contesti urbanizzati.

Un bell’esempio di riconversione ecologica.

Altro importante capitolo è quello dei TESSUTI NATURALI, che la nostra Associazione Abitare La Terra, ha seguito attentamente e a realizzato una pubblicazione “Dalla Pianta alla stoffa per un vestire naturale”.  L’industria della moda risulta uno dei comparti a maggior impatto ambientale, sia in Europa e in forme ancor più drammatiche nei paesi asiatici.

Urge ritornare ai tessuti naturali e alle filiere pulite, gli spazi offerti da Porto Marghera, potrebbero certamente diventare un esempio di come questo importante comparto potrebbe riconvertirsi.

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Note

  • la casa, di 130 mq calpestabili è pensata e strutturata secondo i bisogni di una famiglia media con due figli. La conservazione del calore e la produzione di energia sono realizzati in modo ottimale: tutte le pareti esterne sono coperte da pannelli  fotovoltaici. Una pompa per l’assorbimento del calore della terra fornisce riscaldamento ed energia, e tutti i materiali impiegati nella costruzione dell’edificio sono completamente riciclabili. Vengono indicati anche gli elettrodomestici da  usare per ottimizzare il consumo d’energia.

MESTRE 14 Maggio 2019

Scarica il documento qui:

Anno 2016

Anno 2014 

Kit baby famiglia per i primi passi verdi

2013

Prima pillola di saggezza : l’Alimentazione

Scarica qui il documento completo:

Anno 2011

1)  Le 5 Erre : Riduci, ricicla, riusa, ridistribuisci, rispetta.   

2)  Progetto Futuro         

Scarica qui il documento di Progetto Futuro

                 
Anno 2010

1)  2006-2010 

Un manifesto allo specchio

QUALI AZIONI E PROPOSTE, CONTENUTE NEL MANIFESTO STESO DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE, AL MOMENTO DELLA NASCITA SI
SONO REALIZZATE?

Scarica il file per scoprirle